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Da appassionato di videogiochi in attesa del nuovo capitolo firmato dal maestro Hideo Kojima, “Death Stranding 2: On the Beach”, è quasi naturale lasciarsi ispirare dal fermento attorno a questa uscita (ormai alle porte) per accendere i riflettori su un protagonista silenzioso ma fondamentale: la proprietà intellettuale e industriale (“IP” o intellectual property). Un vero e proprio paladino invisibile che tutela l’originalità, alimenta l’innovazione e rende possibile l’evoluzione continua del mondo videoludico.

Il gaming è un settore che, oltre a ridefinire lo storytelling interattivo, è stato – e continua a essere – un laboratorio avanzato di innovazione tecnologica. Basti pensare all’evoluzione delle console, ai motori grafici sempre più realistici, ai chip dedicati al rendering in tempo reale, fino alle forme di interazione multisensoriale.

I videogiochi racchiudono al loro interno una combinazione sofisticata di linguaggi e tecnologie: codice sorgente, colonne sonore originali, ambientazioni tridimensionali, sistemi di intelligenza artificiale, design dell’interfaccia, dinamiche di gioco, voice acting, marchi registrati. Tutti questi elementi possono essere – e molto spesso sono – oggetto di tutela giuridica attraverso strumenti distinti della proprietà intellettuale.

Il settore del gaming non solo riflette l’innovazione: la anticipa. Questa capacità di innovare costantemente offre lo spunto perfetto per ricordarci cosa può essere protetto in un videogioco, e con quali strumenti legali.

Un videogioco nasce dall’intreccio di ingegno creativo e innovazione tecnica, e quando raggiunge il suo apice espressivo, è capace di emozionare, coinvolgere e far riflettere proprio come le forme d’arte più consolidate. È arte e ingegneria, forma e funzione. La sua tutela da un punto di vista di protezione giuridica non può ridursi a un solo strumento, ma si articola su più livelli: diritto d’autore, brevetti, marchi, e talvolta persino segreti industriali.

Esploriamo insieme i principali strumenti IP toccandone gli aspetti più significativi.

Copyright

Il copyright è il custode della creatività. Protegge tutto ciò che nasce dall’ingegno creativo umano e prende forma nel mondo reale tramite un supporto tangibile e percepibile: un personaggio animato, una colonna sonora, una stringa di codice.
Tradotto nei videogiochi, questo vuol dire tutelare il codice sorgente, le musiche originali, le ambientazioni digitali, i personaggi, i dialoghi e la trama.

Ma attenzione: il diritto d’autore non protegge tutto. A essere tutelata non è l’idea in sé, ma la sua forma espressiva. Significa che regole di gioco, meccaniche generiche o concetti astratti non possono di per sé essere coperti da copyright.

Ad esempio, non sarà possibile rivendicare l’esclusiva su un’idea come un platform con livelli sempre più difficili o una modalità battle royale con premi casuali. Il diritto d’autore interviene solo quando un’idea si traduce in una forma concreta e riconoscibile: in un personaggio disegnato, una musica composta, un
dialogo scritto o un’ambientazione definita. È infatti questa espressione originale, fissata su un supporto, che viene protetta.

Brevetti

Se il copyright protegge la forma espressiva, i brevetti, invece, tutelano l’invenzione tecnica, o meglio la soluzione inventiva a un problema tecnico. E nel gaming, l’innovazione tecnica abbonda.

Un brevetto serve a proteggere un’invenzione a condizione che questa sia davvero innovativa, non ovvia per chi lavora nel settore e concretamente realizzabile. Per ottenere la protezione, è necessario spiegarne con precisione il funzionamento, in modo che un tecnico del settore – leggendo la descrizione –
sia in grado di capirla e, se volesse, anche riprodurla e metterla in pratica. È proprio questa trasparenza a giustificare il riconoscimento dell’esclusiva, che può durare fino a 20 anni: in cambio della tutela legale, l’inventore rende accessibile alla collettività il proprio contributo tecnico.

Come anticipato, l’industria videoludica è all’avanguardia nell’innovazione tecnologica, e i brevetti sono cruciali per proteggere tali progressi. Aziende come Sony, Warner Bros. e Nintendo ne sono un chiaro esempio. Sony ha brevettato il sistema di feedback aptico del DualSense per PS5. Warner Bros. Games ha
protetto il “Nemesis System” (implementato nei titoli “Middle-earth: Shadow of Mordor” e “Middle-earth: Shadow of War”) che crea nemici unici con memoria e comportamenti dinamici, influenzando la loro evoluzione e rendendo ogni confronto unico. Nintendo continua a innovare nell’interazione fisica con i Joy-Con di Switch, implementando nuove soluzioni e modalità di interagire con i giochi.

In sintesi, la protezione brevettuale è una strategia essenziale che alimenta l’innovazione, differenzia i prodotti e facilita la leadership in un mercato in continua evoluzione.

Marchi
Infine, nel mondo dei videogiochi, il marchio registrato è ciò che trasforma un titolo in un segno indelebile nella memoria dei videogiocatori. Difende l’identità e la reputazione del software (il gioco) o dell’hardware (la console), fornendo una tutela contro chi vuole cavalcare il loro successo con copie o imitazioni.

Per ottenere la registrazione, un marchio deve rispondere a tre requisiti fondamentali: capacità distintiva, cioè essere percepito dal pubblico come segno identificativo di un’origine commerciale; novità, nel senso di non essere identico o troppo simile a marchi già esistenti per prodotti o servizi affini; e liceità, ovvero
non violare norme di ordine pubblico, buon costume o diritti altrui.

La registrazione di marchi associati a prodotti o servizi videoludici rappresenta una leva strategica per tutelare e valorizzare gli investimenti creativi e commerciali. Attribuisce al titolare un diritto esclusivo sull’uso di quei segni distintivi, impedendo che terzi possano appropriarsi, direttamente o indirettamente, del valore costruito in termini di reputazione e riconoscibilità.
Questo è particolarmente critico in un settore dove la riconoscibilità del brand e la fedeltà del pubblico sono fattori chiave di successo. Un marchio forte non solo distingue un videogioco dai suoi concorrenti, ma costruisce anche un legame emotivo con la comunità di giocatori, diventando un simbolo di qualità,
innovazione e affidabilità.

Conclusione

Conoscere gli strumenti forniti dal diritto della proprietà intellettuale e industriale significa valorizzare l’innovazione, attrarre investimenti e costruire solidità nel tempo.
Nel settore dei videogiochi, in particolare, gli asset IP sono cruciali: proteggono chi innova, scoraggiano le imitazioni e consolidano il valore competitivo di un progetto. In un’industria dove ogni nuova tecnologia (l’AI generativa ne è l’esempio più recente) ridefinisce le regole del gioco, capire come e cosa proteggere è essenziale.

Articolo in collaborazione con AW LEGAL
AW LEGAL è lo Studio legale focalizzato sulla Properietà Intellettuale, Privacy e Legal Tech.