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L’innovazione nel settore dell’energia atomica parla italiano. Terra Innovatum, la startup italiana specializzata in microreattori nucleari “prêt-à-porter”, ha ufficialmente fatto il suo ingresso a Wall Street con la quotazione sul Nasdaq. L’obiettivo è raccogliere capitali per sviluppare i suoi impianti innovativi, con un primo progetto già pianificato in Illinois e un occhio di riguardo per un futuro ritorno in Italia.

L’era dei microreattori: la nuova frontiera dell’energia atomica

Negli ultimi anni, l’industria dell’energia atomica sta vivendo una rivoluzione basata sulla miniaturizzazione. L’obiettivo è superare i limiti delle grandi centrali, abbattendo drasticamente costi e tempi di costruzione.

Se la tecnologia più discussa è quella degli Small Modular Reactors (SMR), con capacità fino a 300 MW, c’è chi spinge l’innovazione ancora oltre. Terra Innovatum si concentra sui microreattori, impianti ancora più piccoli (sotto i 20 MW).

Questa scala ridotta li rende ideali per applicazioni mirate, come:

  • Alimentare fabbriche e data center ad alta intensità energetica.
  • Sostenere impianti di dissalazione o di produzione di idrogeno.
  • Fornire energia a siti minerari o territori remoti non connessi alla rete.
  • Essere impiegati in basi militari, ospedali o persino “fattorie” di criptovalute.

Terra Innovatum: la quotazione al Nasdaq e i piani di sviluppo

Fondata nel 2018 e guidata da Alessandro Petruzzi, Terra Innovatum ha debuttato sul Nasdaq il 17 ottobre. L’operazione, avvenuta tramite una combinazione con il veicolo Gsr III, ha portato la startup a una valutazione di 475 milioni di dollari. La mossa strategica mira a sfruttare l’entusiasmo del mercato americano per le nuove tecnologie nucleari e raccogliere i capitali necessari per la fase industriale.

Il primo impianto negli Stati Uniti

Il piano d’azione è chiaro. Terra Innovatum punta a ricevere l’approvazione della Nuclear Regulatory Commission (l’autorità di sicurezza statunitense) entro il 2028.

Il primo microreattore dovrebbe essere installato a Rock City, nell’Illinois, entro la fine del decennio, con un costo stimato di 70 milioni di dollari. Il progetto prevede un’espansione fino a cinquanta reattori sullo stesso sito, per una capacità commerciale totale di 50 MW.

Come funziona “Solo”, il microreattore modulare italiano

La tecnologia brevettata da Terra Innovatum si chiama Solo. Si tratta di un microreattore modulare da 1 MW che presenta caratteristiche chiave:

  • Tecnologia: È un reattore refrigerato a gas (elio) che utilizza uranio arricchito sotto il 5%, in linea con gli standard industriali.
  • Dimensioni: L’impianto è compatto, racchiuso in un cubo di cemento con lati di circa dieci metri.
  • Modularità: “Solo” è progettato per essere costruito in serie, assemblato facilmente sul posto e indipendente dalla rete elettrica. Più unità possono essere combinate per aumentare la potenza.

L’azienda stima di poter fornire elettricità a un costo livellato molto competitivo, circa 7 centesimi al kilowattora.

Concorrenza e prospettive: il futuro del nucleare (anche) in Italia

Terra Innovatum entra in un mercato dinamico ma altamente competitivo. Tra i concorrenti, quasi tutti americani, figurano nomi come Radiant, Nano Nuclear Energy, Last Energy e il colosso Westinghouse.

L’ipotesi di un ritorno in Italia

Nonostante il focus operativo sia attualmente sugli Stati Uniti, la startup non dimentica le sue origini. Massimo Morichi, direttore strategico di Terra Innovatum, ha confermato al Sole 24 Ore l’intenzione di incontrare il ministro Gilberto Pichetto Fratin.

L’obiettivo è “esportare il nostro progetto in Italia”, contribuendo alla crescita delle competenze nazionali nel settore. Questa apertura si inserisce nel contesto del rinnovato interesse del Governo Meloni per l’energia nucleare, che ha già portato alla creazione di Nuclitalia (la società partecipata da Enel, Ansaldo Energia e Leonardo) per studiare le nuove tecnologie atomiche nel nostro Paese.

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