La sostenibilità sta diventando un obiettivo cruciale per le imprese a livello globale. L’introduzione di normative e regolamenti, sia nazionali che internazionali, sta orientando le aziende verso un percorso che mira a integrare la sostenibilità nelle loro operazioni. Questo processo coinvolge non solo la gestione dell’impatto ambientale, ma anche la responsabilità sociale e la governance (i cosiddetti principi ESG: Environmental, Social, and Governance). In questo articolo, esploreremo le principali indicazioni per le imprese che vogliono intraprendere questo percorso, analizzando le normative più rilevanti e le best practices che le aziende possono adottare per rispettare gli obblighi ESG.
Per trattare al meglio questo tema abbiamo deciso di coinvolgere un professionista del settore, il dottore commercialista e revisore legale Giovanna Villa, con oltre 20 anni di esperienza. Laureata alla Bocconi, ha lavorato in PwC e in società quotate, ricoprendo ruoli di sindaco e membro di organismi di vigilanza. Attualmente è membro degli organi di controllo di aziende come Lenovo Italia, KME Group e Pirelli Sistemi Informativi. Dal 2022 si occupa di ESG e reporting per le PMI.
Le indicazioni del percorso ESG per le aziende
Il concetto di ESG è ormai al centro dell’attenzione per le aziende, in quanto rappresenta un approccio integrato alla sostenibilità. Le aziende devono adottare politiche che promuovano la sostenibilità ambientale (E), il rispetto dei diritti umani e il benessere sociale (S), nonché una governance trasparente e responsabile (G). Questo approccio implica una serie di misure che vanno dalla gestione delle risorse naturali e della carbon footprint alla gestione delle risorse umane e della diversità, fino alla trasparenza nelle operazioni aziendali e nei processi decisionali.
Per chi è rivolto il percorso ESG?
Il percorso verso la sostenibilità ESG è rivolto principalmente a grandi imprese, ma anche piccole e medie imprese (PMI), seppur con obblighi diversi.
- Grandi imprese: Secondo il Decreto Legislativo 254/2016, le aziende con più di 500 dipendenti o che superano i 20 milioni di euro di fatturato o i 2 milioni di attivo patrimoniale devono rispettare gli obblighi di reporting ESG. A partire dall’introduzione della Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) nel 2022, anche le imprese con 250 o più dipendenti saranno obbligate a rendicontare le loro performance ESG.
- PMI (Piccole e Medie Imprese): Le PMI che non raggiungono queste soglie sono esentate dall’obbligo di rendicontazione, ma possono comunque adottare framework come LSME e VSME per integrare la sostenibilità nel loro business, senza dover affrontare gli oneri burocratici delle grandi aziende.
Quindi, il percorso ESG non è limitato solo alle multinazionali, ma è anche accessibile alle realtà di dimensioni più contenute, che possono adottare modalità semplificate di reporting, pur con un impegno significativo nel promuovere la sostenibilità.
Dal decreto legislativo 254/2016 alla direttiva UE 2022/2464 CSRD
Il percorso verso la sostenibilità per le aziende italiane ha preso piede con il Decreto Legislativo 254/2016, che ha introdotto l’obbligo per le grandi imprese di redigere il bilancio di sostenibilità. Tale obbligo riguarda le aziende con oltre 500 dipendenti e che operano in settori determinati, e include informazioni non solo sugli aspetti ambientali, ma anche su quelli sociali e di governance. Il decreto ha quindi dato il via alla crescente attenzione per la rendicontazione delle performance ESG.
Nel 2022, la Direttiva UE 2022/2464, conosciuta come CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), ha ulteriormente ampliato gli obblighi di reporting. La CSRD amplia la tipologia di aziende che devono fornire informazioni ESG, abbassando la soglia di 500 dipendenti a 250, e richiede una rendicontazione più dettagliata e omogenea rispetto al passato, coprendo anche la catena di approvvigionamento e introducendo standard comuni di reporting. La direttiva fa parte di un più ampio piano europeo per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati nell’ambito del Green Deal europeo.
Framework LSME e VSME per le imprese di minori dimensioni
Le imprese di minori dimensioni, ovvero le piccole e medie imprese (PMI), sono in genere escluse dai requisiti obbligatori di rendicontazione ESG a causa della loro struttura più ridotta. Tuttavia, la sostenibilità sta diventando un tema sempre più rilevante anche per queste realtà. Per rispondere a questa esigenza, sono stati sviluppati framework specifici, come LSME (Large Small and Medium Enterprises) e VSME (Very Small and Medium Enterprises), che offrono linee guida semplificate per la rendicontazione delle performance ESG.
Questi framework sono stati pensati per permettere anche alle piccole imprese di entrare nel percorso della sostenibilità, adottando metodologie più semplici e meno onerose, ma comunque efficaci nel garantire un monitoraggio accurato delle attività aziendali in ottica ESG. Questo approccio facilita anche l’accesso delle PMI ai finanziamenti verdi, sempre più richiesti dalle istituzioni finanziarie e dagli investitori.
La normativa europea sulla corporate due diligence: CSDDD
Una delle novità più rilevanti degli ultimi anni è l’introduzione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), una normativa europea che obbliga le aziende a monitorare e a prevenire i rischi legati ai diritti umani e all’ambiente lungo tutta la loro catena di approvvigionamento. La CSDDD impone alle aziende di condurre una due diligence che valuti gli impatti ambientali e sociali delle proprie attività e quelle dei fornitori, con l’obiettivo di prevenire abusi come il lavoro forzato, il danno ambientale e altre pratiche non etiche.
La normativa introduce obblighi di reporting per le aziende in merito alla gestione dei rischi ESG, con la necessità di adottare misure preventive, di intervenire in caso di violazioni e di comunicare pubblicamente le azioni intraprese. Le imprese devono anche garantire che i loro contratti con i fornitori siano conformi agli standard ESG, aumentando la trasparenza e la responsabilità lungo tutta la filiera.
Il processo di reporting ESG
Il reporting ESG è il processo attraverso il quale le aziende forniscono informazioni sui loro impatti ambientali, sociali e di governance. Questo processo è cruciale per garantire la trasparenza e la responsabilità verso investitori, clienti, dipendenti e altri stakeholder. La rendicontazione ESG può seguire diversi standard internazionali, come il Global Reporting Initiative (GRI), il Sustainability Accounting Standards Board (SASB) e il Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD), che forniscono linee guida su come riportare i dati in modo coerente e comparabile.
Il reporting ESG è diventato obbligatorio per molte aziende, come previsto dalle normative nazionali e internazionali. Le aziende devono integrare questi report con i bilanci finanziari tradizionali, in modo che gli investitori possano valutare non solo la redditività finanziaria, ma anche i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità. In futuro, è previsto che i bilanci ESG diventino sempre più dettagliati, basandosi su misurazioni più precise e su dati di maggiore qualità.
3 Esempi di aziende che hanno intrapreso il percorso di sostenibilità
Molte aziende hanno già intrapreso con successo il percorso verso la sostenibilità, implementando bilanci di sostenibilità e ottenendo risultati tangibili.
- Unilever: Unilever ha da tempo integrato il reporting ESG nelle sue operazioni, con l’obiettivo di ridurre la propria impronta ambientale e promuovere pratiche di consumo responsabili. Nel 2020, la compagnia ha ottenuto un miglioramento del 15% nelle sue performance di sostenibilità rispetto al 2019, aumentando le vendite di prodotti sostenibili e ottenendo un risparmio significativo sui costi operativi legati all’efficienza energetica.
- Patagonia: L’azienda di abbigliamento outdoor Patagonia ha costruito la propria reputazione sulla sostenibilità, rendicontando annualmente i suoi progressi in termini di impatti ambientali e sociali. Patagonia è una delle aziende che ha adottato i principi della B Corp, certificando la sua operatività sotto rigorosi standard di sostenibilità. I risultati? Un forte impegno per la protezione ambientale e una solida base di clienti fedeli, che apprezzano i suoi valori.
- Enel: Enel ha redatto un bilancio di sostenibilità per più di un decennio, ottenendo una serie di riconoscimenti per i suoi impegni ESG, in particolare nel campo delle energie rinnovabili. Nel 2020, Enel ha ottenuto una riduzione del 40% delle emissioni di CO2 per MWh prodotto, e il 55% della sua produzione energetica proviene da fonti rinnovabili.
Conclusioni: il futuro della sostenibilità per le aziende
Il percorso verso la sostenibilità è un’opportunità che le aziende non possono più ignorare. Con l’introduzione di normative come la CSRD e la CSDDD, il reporting ESG diventa un impegno centrale per tutte le imprese, non solo quelle di grandi dimensioni. L’adozione di best practices e l’implementazione di framework come quelli per le PMI (LSME e VSME) consentono anche alle realtà più piccole di partecipare a questa transizione. Il percorso non è privo di sfide, ma le aziende che adotteranno un approccio serio e responsabile alla sostenibilità potranno beneficiare di vantaggi competitivi, tra cui l’accesso a nuovi mercati, la fiducia dei consumatori e una maggiore resilienza a lungo termine.
In sintesi, la sostenibilità non è più un’opzione, ma una necessità strategica che le aziende devono affrontare con determinazione, seguendo le indicazioni normative e integrando i principi ESG nel cuore delle loro operazioni.