Dalla Fudan University di Shanghai arriva una notizia rivoluzionaria: i ricercatori hanno sviluppato una retina artificiale innovativa, basata sull’intreccio di nanofili di tellurio. Questa straordinaria scoperta ha permesso di ridare parzialmente la vista a topi ciechi, segnando un cruciale passo in avanti nel campo della visione artificiale. Questo progetto, che combina la nanotecnologia con la medicina oculistica, è una speranza tangibile per milioni di pazienti affetti da patologie retiniche oggi incurabili, offrendo soluzioni innovative per il ripristino della vista.
L’approccio rivoluzionario della Retina Artificiale
La retina umana è un delicato strato di tessuto nervoso situato nella parte posteriore dell’occhio, responsabile della percezione delle immagini. In molte patologie degenerative, tra cui retinite pigmentosa, degenerazione maculare senile e altre malattie rare, le cellule retiniche subiscono una progressiva morte, portando alla perdita delle funzioni visive.
La retina artificiale è una tecnica già precedentemente utilizzata con Argus II, un dispositivo tecnologico che utilizza array di elettrodi per stimolare i neuroni residui. L’approccio utilizzato dalla Fudan University migliora questa tecnica, sfruttando la carica elettrica generata dai nanofili di tellurio, materiali semiconduttori che, esposti alla luce, creano segnali elettrici direttamente sfruttabili dal sistema nervoso centrale come impulsi visivi.
I nanofili di tellurio sono, infatti, l’elemento innovativo del progetto perché, in quanto filamenti nanometrici intrecciati tra loro, possiedono caratteristiche elettriche e meccaniche ottimali per l’impianto sulla retina.
Prospettive di applicazione umana
Il successo dell’esperimento sui modelli animali apre scenari affascinanti per la lotta contro le principali malattie degenerative della retina umana.
Il ripristino anche solo parziale della funzione visiva potrebbe avere un impatto sociale ed economico di portata straordinaria, migliorando drasticamente la qualità di vita e l’autonomia quotidiana degli individui colpiti. Tuttavia, i ricercatori ritengono necessario un ulteriore affinamento dell’integrazione neurale e del controllo della risposta immunitaria, per garantire sicurezza, durabilità dell’impianto e assenza di complicazioni a lungo termine.
Tra le principali sfide emerse vi sono la sicurezza a lungo termine dell’impianto nei tessuti umani, la complessità del collegamento neuronale, la personalizzazione del dispositivo per adattarsi alle diversità anatomiche e patologiche dei pazienti, e l’accessibilità finanziaria futura del sistema sanitario pubblico.
Ulteriori studi su modelli animali più complessi e, successivamente, trial clinici controllati su piccoli numeri di pazienti saranno i prossimi passaggi necessari per certificare la validità e sicurezza delle protesi. Non meno importante sarà l’integrazione di queste tecnologie con software di intelligenza artificiale in grado di modulare in tempo reale la risposta visiva, ponendo le basi per la tecnologia di visione artificiale.